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Giulia

Ultimo Aggiornamento: 26/06/2008 10:12
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I'm the man
Utente Gold
26/06/2008 10:12

Giulia, si era affrettata verso l’esterno. Ma l’uomo la raggiunse quasi subito sorpassandola . Mosse in uno strano dondolio la testa e rise un poco. Fece una riverenza tenendo rigida una gamba e piegando l’altra sul ginocchio. Abbassò la testa e con una mano aperta verso l’alto descrisse un arco puntando verso destra.
- Da quella parte mamuselle…
- Casomai mamoiselle…
- Eh non fare la schizzinosa. Studiare, studiare… e cosa c’hai risolto? Impiegata e triste per anni.
- Io non sono triste.
- Allora perché hai bisogno di questa?
Sam alzò la valigia in aria fino a quasi l’altezza del petto per poi lasciarla cadere stancamente sul fianco. Arrivarono alla macchina. L’uomo fece scattare la portiera rossa della sua Alfa Romeo. Prese la valigia, aprì il bagagliaio e la gettò al suo interno spicciamente.
Corse poi dal lato guida e si sedette.
- Allora vuoi un invito in carta bollata, cara mia MAMUSSELLA?
Giulia si sedette velocemente e mise le mani stanche sul grembo. Cominciò a fare piccoli strani giochi con le unghie. Poi mosse di colpo il viso verso l’uomo.
- Robè sei te… eh… mi devi fare un favore…
L’uomo aveva avvicinato un cellulare grigio di quelli senza sportellino all’orecchio.
- Sì ma non ti preoccupare… ti ho detto non ti… ma se ti ho detto che te li pago! Vengo per quello… ok non solo… come per quell’altra volta. Dai ti chiamo dopo. Domattina, dai! Cia..!
Premette un pulsante e poggiò il cellulare spento sul vano portaoggetti. Accese la radio e cominciò a cercare stazioni.
- Ma una bella canzone ne fanno oggi? Al giorno d’oggi. Ce ne fosse una buona! E che cos’è…
- Senti potresti andare più piano… e poi dove…
- Dove stiamo andando? Da un mio amico…
- Roberto?
- Eh!
- A fare?
- Non vorrai mica andare in giro con pezzi da 500… vediamo cosa si può fare…
- Vuoi cambiarli?
L’uomo girò il viso verso la donna per un momento e le sorrise. Diede un’occhiata al contachilometri e rallentò.
- Ma dove stiamo andando?
- Da Roby!
- Sì, ma dove abita?
- Centro, andiamo verso il centro…
- Ma se hai preso l’autostrada…
- Centro Italia… seee…
Cambiò di nuovo stazione e tamburellò con le dita a seguire il ritmo della musica. Accelerò nuovamente. Giulia strinse i gomiti intorno al corpo e le mani come a pregare. Abbassò parecchio il mento sul petto. Irrigidì il collo e l’addome. Strizzò più volte le palpebre.
- Senti così mi sento male rallenta per favore…
L’uomo volse di nuovo la testa verso di lei. Poi decise di rallentare. Sfilò una sigaretta dal pacchetto nel portaoggetti. Prese un accendino e inalò un poco per accenderla. Giulia girò la testa dall’altra parte. L’uomo fissò un poco due macchine davanti che sorpassavano un grosso camion. Socchiuse gli occhi e premette due tasti neri sulla portiera sinistra. I vetri anteriori si abbassarono un poco. Sbuffò un filo di fumo attraverso la fessura verso l’esterno.
- Lo sai chi mi ricordi te ora che ti sto guardando da vicino?
Giulia continuava a fissare la sua immagine riflessa nel finestrino.
- Un po’ quella Licia… quella… come si chiamava quella monella…
La donna si volse verso di lui e lo guardò un attimo con le sopracciglia contratte.
- Quale?
- Quella di Manzoni, dei Promessi Sposi!
- Licia? Ma che Licia, era Lucia! Lucia Mondella! Mon-del-la!!! Ma come fai a non sapere chi era Lucia Mondella?
- Va beh comunque ti somiglia. Avevo visto un film. Tu sicuramente avevi letto pure il libro di Manzoni. Ma mi sembri che fai tutta la buona, la spaurita… poi magari sei tutta diversa… se no col cavolo che uno come Alberto ti voleva così tanto… Sì, sei carina… ma ci dev’essere qualche altro motivo.
Giulia era rimasta ferma un momento. Poi scosse la testa e si fermò col viso un poco di lato. Contrasse parecchio il musetto e il naso e poi si voltò di scatto verso il suo finestrino a fissare l’esterno. Le mani stringevano con forza il vestito all’altezza dell’ombelico tirandolo un poco verso il basso.
- Eh, che dici? Non parli?
L’uomo aspettò un poco una risposta che non arrivava. Fissò allora la strada e si voltò due o tre volte verso la sua sinistra incontrando la nuca di Giulia. Sbuffò un altro filo di fumo. Alzò il volume dell’autoradio e riprese a correre.
Passarono qualche ora. Orma era notte fonda. L’uomo accostò in un’area di emergenza.
- Scendi.
- Come? Come: scendi?
- Dai scendi, muoviti, che mi sto stancando, scendi!
Giulia si era rialzata di colpo dal poggiatesta nero sul quale aveva poggiato la testa stanca. Si era addormentata.
- Ti prego, cosa vuoi fare?
Giulia cominciò a piangere mentre il cuore le premeva sulle ossa del petto. Scese fuori dell’auto sulle gambe tremolanti. L’uomo corse dietro e si sedette nel sedile posteriore a quello di guida e fece segno alla donna di sedersi davanti. Giulia chiuse gli occhi e si sedette alla guida.
- Vai. E non fare scherzi.
Sventolò brevemente la pistola vicino al tettuccio chiaro. Giulia inserì la prima della macchina ancora accesa e in folle e rientrò in autostrada. Nessun’auto né camion nei paraggi.
Passarono parecchi kilometri senza una parola. Giulia osservava il tizio nello specchietto che ogni tanto socchiudeva le palpebre. Ad un certo punto, nonostante la musica alta, crollò. Poi si riprese. Ma poi si appoggiò con la testa sul sedile addormentato. Giulia sgranò gli occhi. Con la destra tremolante si avvicinò lentamente al cellulare dell’uomo. Pensò di chiamare il padre. Forse l’avrebbe aiutata. Si accorse che il cellulare era protetto da PIN. Chiuse gli occhi un momento. Cliccò i tasti 1 e poi 1 e ancora 2…
- Dai, dammi quel cellulare MAMUSELLA…
Giulia chiuse gli occhi per qualche secondo. Poi con la mano destra porse il telefonino alla mano dell’uomo dietro di lei.
- Dai che siamo quasi arrivati. Devi girare tra due svincoli… E ridi un poco!
Due rivoli di pianto scendevano lungo le gote e ai lati delle labbra contratte.
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