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Giulia

Ultimo Aggiornamento: 26/06/2008 10:12
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I'm the man
Utente Gold
26/06/2008 10:12

Un cane lupo di mezza età stava silenzioso ad annusare vicino l’erba qualcosa nascosta tra i cespugli alti. Si avvicinò verso il bordo della strada sterrata inseguendo una piccola lucertola cercando di afferrarle la coda. Alcuni ciottoli saltarono per aria a causa dei movimenti della coda nera del cane che sembrava spazzolare il terreno. La piccola lucertola si muoveva a scatti sfuggendo alle zampate del gigante a quattro zampe. Il cane aveva teso il muso in basso e in avanti e si era abbassato nella parte anteriore del corpo puntando col naso umido verso il rettile. Con uno strano guizzo verso l’alto si girò verso il fondo della stradina. Un riflesso sulla portiera annunciò l’arrivo di un’auto. Il cane cominciò ad abbaiare e a saltellare prima, per poi fare piccoli balzi indietreggiando. Poi scosse la testa come a pulirsi dalla polvere. La macchina si fermò bruscamente vicino a lui. La lucertola evitò per pochi millimetri la ruota.
- Ciao cucciolone, come va? Vieni dallo zio!
Sam aveva poggiato un piede a terra fuori del mezzo. Il cane investito da una nuvola di polvere bianca appena l’auto si era fermata aveva chiuso gli occhi e mugolato un poco scuotendo il capo velocemente. Poi corse verso l’uomo emettendo sommessi guaiti.
- Ecco Rex! E bravo piccolino, bravo e buono..! Non vuoi accarezzarlo?
Giulia era rimasta con lo sguardo fisso sulla casina di fronte. Stava osservando il tetto verde e la strana finestra circolare senza vetri vicino alla sommità della facciata. A farlo somigliare più ad un granaio che ad una casa aveva contribuito quell’ampio portone, anch’esso dipinto con un colore verde oliva e con due grandi maniglie scure appiccicate davanti. Dall’altro lato della casa vi era solo una piccola finestra, sul fondo. Aveva le tapparelle abbassate.
Giulia aprì un poco la portiera e il muso umido del cane le bagnò subito il dorso della mano appoggiata di palmo sul sedile, proprio accanto l’anca. Il cane annusò un poco la gamba della donna per tutta la sua lunghezza e si fermò un poco in direzione del ginocchio. Solo allora Giulia abbassò lo sguardo verso l’animale e, alzando la mano, gli fece una leggera carezza sulla testa. Il cane sopportava la mano ferma sul cranio e chiudeva gli occhi in segno di approvazione. Fece un piccolo movimento verso l’alto e poggiò leggermente la punta della lingua nel palmo della mano socchiusa. Poi tornò da Sam.
- Spegni e scendi.
Giulia obbedì. Sfilò le chiavi e le chiuse nel pugno della mano destra. Portò i piedi fuori e si aiutò un poco con la mano ad uscire. Chiuse la portiera e fece qualche passo in direzione della casa. Sentì il tonfo della portiera di Sam.
- Le chiavi…
Giulia allungò senza guardare il mazzo di chiavi verso la mano dondolante di Sam che gli spuntava da dietro la cosca sinistra.
- Ma io cosa ti servo ancora?
- Io porto sempre a compimento il lavoro… dopo si va dal caro Alberto… Sono sicuro che ti manca…
L’uomo fece una risata profonda e gutturale. Il cane sorpassò entrambi e si fermò davanti l’uscio della casa.
- E i soldi che mancano?
- E io che ne so? Se Amanda non ti ha dato tutto che colpa ne ho? Dobbiamo parlarne con Alberto… te ne ricorderai, vero? Che è stata Amanda a fregarti, vero?
Giulia contrasse i pugni spingendo le unghie verso il centro dei palmi. Le quattro vene erano diventate quattro corde tese che volevano uscire dai polsi.
- VERO?
Questa volta il tono della voce dell’uomo era diventato duro e le aveva ricordato una volta, una delle ultime, che il padre aveva litigato col nonno. Sentì una punta fredda e metallica toccarle la schiena. Un brivido di paura le fece arrestare il passo ed unire i piedi. Si alzò un po’ di polvere.
- Sì, sì, vero, come vuoi tu…
L’uomo ripose di nuovo la pistola in tasca e appoggiò una mano su una spalla di Giulia. Le impresse una leggera spinta. Con estremo impegno Giulia alzò le ginocchia che sembravano essere diventate dure e pesanti come due sfere di granito bianco. Arrivarono vicino la porta.
Sam diede una serie di colpi ininterrotti sulla porta.
- Vuoi vedere che questo sta ancora a dormì…
Continuava a tamburellare con le nocche aumentando l’intensità.
- E svegliati, dai…
Sbadigliò un poco. Poi smise di bussare. E cominciò a tirare più volte le maniglie metalliche.
- Roberto? Robertooo? Robèèè???
- Ma chi è? Sam?
- Dai muoviti…
Si sentirono rumori metallici all’interno come di stoviglie lanciate o cadute all’improvviso a destra e a sinistra. Poi una sommessa imprecazione. Dopo qualche secondo alcuni scatti di serratura. Spuntò un grosso pizzetto rossastro tra lo spazio delle due ante. Due occhi grossi e rossi, con un iride grigio, si mossero in direzione di Giulia. L’uomo aveva i capelli castani e scomposti. Sicuramente spettinati. Si portò un dito all’orecchio e lo mosse velocemente in modo circolare. Sempre fissando Giulia si lisciò un poco i capelli con entrambe le mani.
- Mmmh buongiorno, proprio un bel giorno…
Poi spostò il viso verso Sam:
- Bella ragazza… ma chi è?
- Poi ti spiego…
- Sei da solo? Chi sa che sei qui?
- Nessuno dai… fammi entrare…
L’uomo aprì meglio la porta rivelando appoggiato al muro un grosso fucile da caccia. Roberto indossava una canottiera a righe sopra un pantalone da tuta blu con una doppia striscia bianca ai lati delle gambe. La pancia sbordava nella parte bassa nell’insediarsi nel pantalone.
- Te non entri. Vai a prendere la valigia in macchina. La leva per aprire il portabagagli è davanti.
Sam aveva fermato il movimento di Giulia con una mano aperta in verticale. Lei si era sporta a spiare l’interno facendo un mezzo passo in avanti. I due uomini si erano fermati poco dietro la porta vicino a quella che sembrava una macchina per spremere l’uva. Si sentiva un forte odore di fieno nell’aria. Giulia si girò sui tacchi e mentre il cane le scodinzolava intorno come una trottola per due o tre volte si incamminò verso l’auto ancora con le portiere aperte. Sam la spiava di tanto in tanto dalla porta, muovendo la testa tra lo spazio tra le due ante. Il cane aveva preso di nuovo a saltellare e a guaire. Giulia gli sfiorò la testa con la punta delle dita. Si avvicinò all’auto e nel piegarsi per azionare la leva sentì una forte fitta all’altezza delle scapole. Il viso si contorse spremendo le labbra e il naso verso l’alto con gli occhi chiusi. Poi appoggiò un mano sul dorso e si spinse con forza all’indietro. Si fece forza e strascicando le ballerine sul terreno chiaro andò verso il retro dell’auto. Aprì il bagagliaio. Un fiotto di luce le colpì gli occhi provocandole una fitta. In fondo, su un lato della collina, arrivava una spada di luce a testimonianza del nuovo giorno appena nato. Giulia si diede una grattatina poco sopra il mento con le unghie chiuse su un unico punto e abbassando il viso. Tirò in alto con tutte e due le braccia la valigia e la lasciò cadere sul terreno. Il cane fece un saltò di lato e poi puntò la valigia annusandola all’altezza della maniglia. Abbaiò e poi si accucciò ai piedi di Giulia.
- Buono Rex… sono solo soldi… non mi dire che interessano pure a te…
Fece per rialzare la valigia ma sentiva uno strano malessere nei muscoli delle braccia. Anche le spalle si erano irrigidite. Sbuffò un poco e per qualche metro trascinò un poco il bagaglio. Poi con un piccolo slanciò portò tutto il peso sulla mano destra. Sentì un’altra piccola fitta all’altezza dell’inguine. Ebbe un brivido di freddo sul petto e poi sulle gambe. Poi rialzò di colpo la testa verso la casa. La valigia cadde a terra.
- Ti presenti quà con soldi rubati? Magari siglati?
- Ti ho già detto che è tutto tranquillo. Ti chiedo solo un cambio. E il resto ti saldo quel debituccio… E stà tranquillo..!
I due uomini avevano preso a litigare violentemente urlando spesso frasi confuse. In quel momento Roberto aveva spinto verso un lato del muro Sam e gli parlava con due occhi sgranati lasciando volare sputi mentre parlava. Sam si era voltato più volte e aveva inarcato le sopracciglia serrando le mascelle. I due uomini si spostarono all’interno. Giulia rimase immobile con la valigia ai piedi. Poi corse verso l’auto.
- Fa che ci sia qualcosa… qualunque cosa…
Si sdraiò obliquamente sul sedile anteriore e si mise a cercare dappertutto. Sotto i tappetini, sotto i sedili, anche quelli posteriori. Poi provò ad aprire il cassetto portaoggetti lato passeggero. Era chiuso a chiave. Uscì dall’auto e si guardò intorno. Poi corse verso la casa. Corse intorno fino al retro. Incrociò un vecchio trattore arrugginito abbandonato tra i cespugli alti. Notò la leva del cambio rotto alla base. Provò a tirarlo via ma la ruggine le fece rimanere attaccato addosso una parte di superficie scollata. Si arrotolò un lembo di vestito a mo di guanto intorno alle mani e tirò con forza.
- Forza Giulia! Forza!
Il viso era contorto in una smorfia che deformava verso destra la bocca aperta e il naso verso il basso. Gocce di sudore le scendevano lungo il collo a perdersi tra i seni. Tirò con tutta la forza che poteva ma il cambio non ne voleva sapere. Non riuscì a staccarlo. Il cane cominciò ad abbaiarle contro con forza.
- Ti prego sta zitto! Zitto per favore!
Disse sottovoce Giulia portandosi le due mani sudate sulle guance e sgranando gli occhi. Il vestito, lasciato cadere, esibiva come stupida testimonianza un lunga strisca gialla obliqua proprio alla sua base. Poi il cane puntò col muso verso il basso, tra l’erba. Cominciò ad annusare e stuzzicare qualcosa. Giulia si avvicinò.
- Ma tu sei davvero… un rex!
Si abbassò e diede un piccolo bacio sulla fronte al pastore tedesco. Per terra aveva trovato un piccolo tubolare d’acciaio. Giulia si mise a correre. Sentiva le ginocchia gonfie come fossero pieno di un liquido malsano. Il sudore le torturava l’interno cosce. Le pianta dei piedi le sembravano essere stimolate da tanti piccoli spilli da cucito. Prima di oltrepassare la facciata della casa con l’entrata si fermò di scatto. Il cane si rizzò per un attimo sulle due zampe dietro di lei e poi ricadde accucciandosi un poco. Cominciò a saltellare e ad indicare col muso l’affare metallico tra le mani della donna. Forse voleva lo lanciasse lontano per andarlo a riprendere. Giulia si era fermata con una mano a mezz’aria all’altezza del petto. La chiuse a pugno e appoggiò il dorso sulle labbra serrate. Anche gli occhi divennero serrati e fissi su un punto del terreno qualche metro più avanti. Aveva spostato tutto il peso sul piede avanzato mentre l’altro dietro pareva sfiorare il suolo sulla punta. Poi distribuì il peso su entrambi e avvicinò le gambe. Mosse con un piccolissimo scatto la testa verso destra in direzione della porta. Si avvicinò lentamente e ascoltò i rumori all’interno. Stavano sicuramente volando calci e pugni là dentro. Oltre ad imprecazioni varie. Giulia ne approfittò. Le venne in mente un pomeriggio in ospedale dove aveva lasciata la regina scoperta sulla scacchiera e il nonno l’aveva presa senza remore per il suo evidente errore.
- Se necessario l’utilità impone di agevolarsi degli errori altrui…
Il nonno aveva ottenuto il suo scacco matto. Le era sembrato scorretto. Ma anche se il nonno poggiato alla spalliera metallica del letto bianco aveva lanciato un piccolo squittio di riso muovendo un poco avanti e indietro la testa ora aveva capito che bisogna lottare proprio come nella vita aveva sempre fatto il nonno. E senza scoprirsi troppo. Quindi corse verso l’auto. Studiò un poco la serratura quadrata e si sedette sul sedile del passeggero. Alzò al tettuccio tra le due mani il tubolare e prese due o tre volte la mira. Poi chiuse un attimo gli occhi e vide la serratura spaccarsi. Serrò con forza i denti e diede una botta secca. La serratura fece uno scatto verso il basso. Si era aperta senza rompersi. Lei sgranò gli occhi e portò le pupille verso l’alto.
- Oh grazie, grazie!
Disse agitando il tubo. Poi lasciò il tubolare sul pavimento ed aprì il cassetto. Era pieno di scartoffie di ogni genere. Multe in quantità. Verbali e qualche mappa. Il tutto sporco di nicotina giallognola. Anche l’odore era pessimo. Sembrava quasi rum o forse era qualcos’altro…
Infilò le mani in quel caos di immondizia e fece scorrere in un frullare di fogli che caddero tutti sulle sue gambe. Sfiorò qualcosa di metallico. Si arrestò un secondo. Poi infilò due dita ed estrasse quello che si rivelò essere un coltellino da caccia con una piccola testa di alce bianca in rilievo da un lato.
- Ci deve essere qualcosa, ci deve essere!
Continuò a buttare quel ciarpame a terra e si imbatté prima in due sigarette spezzate e schiacciate e poi in un accendino scarico. Al fondo trovò quello di cui aveva bisogno. Una scatola non troppo grande di tipo metallico. La estrasse e ne saggiò il notevole peso. Sentì un tuffo al cuore.
- Dio aiutami…
Aveva ricominciato a sudare. Di lato un ciuffo ribelle davanti l’orecchio sinistro si era arruffato e sollevato un poco verso l’alto. Sotto gli occhi due ampie mezze lune scure.
Lesse in rilievo sulla scatola nera: Beretta 90two.
Alzò il coperchio. Infoderata per bene, sotto un libretto di istruzione per lo smontaggio e il relativo montaggio, c’era una luccicante pistola scura. Calibro .44 Magnum. Lesse di sfuggita tra i diagrammi sul foglio. Cartucce blindate e normali. Continuò nella sommaria lettura.
Per un attimo le sembrò che qualcuno le stringesse le mani intorno al collo. Si girò di scatto ma non c’era nessuno. Il cuore le risposte con un balzo contro la bocca dello stomaco. Fissò la porta dello stabile per un attimo. Poi si rivolse al cane che scodinzolava di lato alla portiera semiaperta.
- Non ce la faccio Rex… io sono un’impiegata, voglio solo tornare a casa… nonno dove sei?
Si abbracciò al cane lasciando penzolare dal grilletto la pesante arma. Le mani cominciarono a tremare all’unisono come scosse da una strana febbre. Sentiva la nuca pizzicare per l’accumulo del sudore alla base dei capelli. Poi fece scattare la testa di lato con un click sull’atlante in direzione della casa. Le urla erano fortissime. Decise di alzarsi. Si mise a correre verso la casa che sembrava, di contro, allontanarsi sempre di più.
- Ma cosa faccio, cosa faccio adesso? Gliela punto e gli chiedo le chiavi?
Guardò dietro le spalle per paura che venisse qualcuno. Poi a destra e a sinistra. Poi inciampò contro qualcosa di grosso e morbido. Cade rovinosamente a terra con le braccia di fronte il viso. Il cane della pistola le colpì la fronte. Emesse un gridolino. Poi si rialzò pian piano spingendo sulle ginocchia. Quando fu a quattro zampe spiò dietro le gambe e vide la valigia che ondeggiava ancora per la botta. Sbuffò verso un ciuffo ribelle davanti la fronte. Un segno rosso rettangolare vi era spuntato e pareva gonfiarsi. Quando si alzò notò la parte anteriore del vestito completamente sporco di bianco. Le ginocchia un poco sbucciate e con qualche pietruzza bruciavano un poco.
Si mise a pensare mentre i denti le battevano. Si fermò nei pressi della porta e con la mano con la pistola si asciugò gocce calde sulla fronte con il dorso. Si inumidì un poco con la lingua le labbra secche. Un groppo si sciolse e cadde come un macigno spingendo rumorosamente attraverso l’esofago stretto. Socchiuse gli occhi. Poi dondolò un poco il corpo di lato per appoggiare un orecchio sulla porta che invece si spalancò di colpo.
- Tutto a posto MAMU..? Che ci fai con la mia pistola?
- Ti avverto che è meglio che non ti avvicini…
- Ah se no? Guarda che se non togli la sicura non spara tanto bene…
- Quale, come? Quale… quale sicura?
- Quella dove c’è quel puntino rosso… la levetta… va abbassata…
Giulia tremava ed era rossa in viso. Anche il collo le si era arrossato. Sentiva un peso sull’ombelico che ad ogni parola sembrava rimbalzare verso la pancia. Ma abbassò la levetta.
- Non mi spareresti mai… tu sei una MAMUSELLA… la mia cara MAMUSELLA…
Sam si mise a ridere con sfida.
La donna puntò verso la coscia dell’uomo di fronte.
- Dammi le chiavi! Dammi le chiavi!
L’uomo con il sorriso ampio avanzò verso di lei. Giulia spostò più di lato possibile la testa e chiuse le palpebre con durezza.
- Fallo Giulia. Fallo adesso!
Sentì una voce indistinta nella sua mente. Il dito indice di una mano si mosse.
- Ah ah ah… senza proiettili non mi fa così male!
L’uomo cominciò a ridere a quel click. Si piegò anche un poco sulle ginocchia e si diede qualche pacca sulle cosce. Giulia invece aprì la bocca in una larga smorfia senza emettere alcun suono. Tutto il viso era contratto e si notavano delle depressioni di lato alla bocca. La testa tremava e gocce grandi di sudore le cadevano sul terreno o sui seni dalla punta anteriore dei capelli. Faceva dei piccoli scatti con la testa come dei sincopati e piccoli no. Le orecchie con le punte rosse. La pistola si abbassò lentamente verso il basso e ricadde tra le mani di Sam che continuava a ridere.
Poi ci fu uno sparo. Sam si fece serio mentre la fissava negli occhi. Poi cadde sulle ginocchia e si incuneò di lato alla porta con gli occhi riversi e la bocca semiaperta senza emettere un fiato. Giulia alzò una mano al volto e spiò dietro la porta. In basso, a pancia in giù, c’era Roberto. Aveva imbracciato il fucile che liberava un leggero fumo dalla canna grigia. Nella schiena aveva conficcato un forcone. L’uomo fissò un attimo con la testa sollevata gli occhi di Giulia. Poi, prima di sbattere violentemente il mento sul pavimento, strizzò le pupille verso l’alto. Giulia lasciò cadere la pistola che era rimasta attaccata all’indice e si lasciò scivolare lungo il muro sulle ginocchia. Incominciò a tremare…
- Ma… ma..ma, mamma, mi sento male…
Chiuse gli occhi e cadde lunga sulla schiena e sul terreno pieno di pietrisco. Il cane le si avvicinò annusandole un poco le mani. Poi le mordicchiò, tirando un poco, un lembo del vestito. Quindi tornò a giocare col suo tubolare abbandonato poco più in là sul pietrisco.
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