Discussioni Recenti
 

Giulia

Ultimo Aggiornamento: 26/06/2008 10:12
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 6.789
Post: 3.783
Registrato il: 22/03/2008
Registrato il: 22/04/2008
Città: TORINO
Età: 46
Sesso: Maschile
I'm the man
Utente Gold
26/06/2008 10:10

Passarono parecchie ore prima che Giulia accendesse il nuovo cellulare con il nuovo numero. Avevano organizzato tutto lei e Amanda. O forse solo Amanda e Giulia aveva seguito. Si sarebbero viste alle 7 in punto in un piccolo centro fuori città. Avevano acquistato due nuove schede, una ciascuna con tanto di cellulare, mentre il suo vecchio cellulare era rimasto spento in borsa. E pensare che era da cinque anni che non ne comprava uno nuovo. Era in giro con la Punto grigia di Alberto che sicuramente sarebbe rimasto addormentato fino al mattino e oltre. Mentre Amanda, invece, avrebbe dovuto prendere tutto quello che c’era in quella cassetta di sicurezza nella casa coniugale che si poteva aprire soltanto con l’inserimento di quella piccola chiave oltre che con la successiva digitazione del codice di sicurezza.
Giulia ci aveva pensato tutta la notte. Pochi numeri. Pochi giri su due manopole. Un piccolo click di una piccola e stupida chiave. Chiave che Alberto teneva sempre al collo. Chiave a forma di cuore, sul suo cuore. Il cuore di colui che le aveva detto di amarla. Forse…
Una chiave che avrebbe cambiato la loro vita. Le avrebbe detto Amanda. Una chiave che avrebbe fatto giustizia. Amanda si sarebbe ripresa, almeno a livello economico, i capitali bancari conservati e spesso usati per mantenere amanti. Giulia la sua eredità. Non aveva mai immaginato che il nonno le avesse lasciato tutti quei soldi. Ma Amanda l’aveva convinta con le foto e le copie dei documenti che erano in mano ad Alberto.
Si era fermata prima in autostrada Giulia. Si era fatta fare il pieno. Il serbatoio era quasi vuoto. Poi entrò nell’autogrill. Il suo viso mentre prendeva un caffè al banco e un’acqua tonica era senza rughe. Era pallida ma ogni movimento era tranquillo e fluido. Persino il ragazzo al banco non aveva potuto fare a meno di notare quel vestito rosso. Mentre si sentiva osservata Giulia aveva spostato con un guizzo da un lato all’altro degli occhi lo sguardo fissandosi su alcuni peluche esposti nel reparto vendite poco più in là. Solo un signore calvo era dritto in piedi davanti ad una fila di salvadanai con la scritta Ricordo d’Italia. Uno in particolare aveva una forma così bislacca che Giulia si chiese se fosse un maialino oppure una botte con due ganci laterali. Poi era ritornata, lasciando un poco morbide le labbra, verso il ragazzo con la camicia a righe dietro il bancone. Ora era di spalle ed era intento a servire un signore grasso e scuro in viso. Ma non per la carnagione. Sembrava sporco di fuliggine o di grasso di auto. Un autista di camion sicuramente che chiese un caffè allungato cognac. Un attimo dopo tanti pensieri gli si affollarono in testa e Giulia buttò un secondo verso il basso il viso e chiuse gli occhi. Un colpo di sonno. Decise di prendere qualcos’altro. Un latte con un filo di caffè. Lo bevve caldo e tutto d’un fiato. Sentì la lingua soffrire sotto quell’onda bollente che le scendeva in gola. Ma tutto quello che vedeva intorno, anche se sotto quei strani neon che rendevano il mondo circostante un po’ ovattato, sembrò di colpo più nitido. Solo quel ronzio sul fondo proveniente da alcuni frigoriferi sul fondo del locale, dove c’era meno luce, sembravano conciliare un poco il suo desiderio di dormire e le giravano in testa favorendogli numerosi rimorsi.
Per qualche secondo vide il corpo di Amanda rompere quella piccola cassetta di sicurezza a morsi e poi scappare via senza presentarsi all’appuntamento stabilito. Poi un sussulto ad ogni suo passo. Rialzò, Giulia, di colpo la testa. Era un altro colpo di sonno. Il signore unto e con la maglietta troppo stretta rispetto alla mole, la stava guardando. Quando si incrociarono un attimo lo sguardo egli annuì come a dire avrei fatto lo stesso anch’io. Per un attimo si volse di nuovo verso i souvenir in vendita nel locale e si rese conto che quel tizio calvo non c’era più. Poi anche il barista pareva osservarla e lei chinò un poco la testa verso il basso a guardare i poggiapiedi a sbarra dorata che stonavano col bancone rosso in plastica. Diede un piccolo colpo con la punta delle ballerine sulla base del bancone. Il suono sembrava quello di una scatola che non conteneva nulla al suo interno.
Un gran baccano di colpo entrò dalla porta automatica dell’entrata. Tanta gente con a capo Amanda brandiva la testa di Alberto. In fondo, sul piazzale, non lontano dalle pompe, c’era una figura scura e col capo verso il basso.
- Nonno… sei tu?
- Signorina ma…
Era invece il barista che la invitava a stendersi, se avesse gradito, su una delle poltroncine sul fondo. Si era addormentata di nuovo. Le consigliò, allora, un piccolo motel dopo la prima uscita dall’autostrada. Giulia prese la borsa, pagò tutto in moneta e si apprestò a raggiungere l’auto.
Quando giunse al motel era già molto tardi. Il gestore era piuttosto basso e aveva una barba di un giorno bianca e sporca. Indossava una giacca scura che sormontava una canottiera bianca e a righe. In testa un piccolo berretto di colore verde scuro. La parte inferiore completamente occultata dal retro del bancone in ciliegio massiccio. Solo una piccola lampada da studio, con un braccio movibile in acciaio e il corpo metallico di colore verde, illuminava la stanzetta. Il vecchio aveva tardato a rispondere.

- Signora sono le 3! Io stavo già dormendo!
- Per favore non mi dica che non c’è un posto ora…
- Sì c’è ma me lo paga come una notte intera!

Le aveva rimediato una stanza molto piccola. Tutto il motel era in stile nostalgico anni trenta. Suppellettili accozzate senza nessuna logica spuntavano in malo modo su una mensola su un angolo all’entrata. Il letto occupava quasi tutto il locale e c’era solo una piccola sedia in similar-pelle su un angolo con i piedi in legno chiaro. Giulia ci lanciò sopra la giacca e la borsa. Si sfilò il vestito incrociando le braccia verso l’alto. Poi rimase solo in reggiseno chiaro e tanga nero. Aveva tirato via velocemente le calze nere autoreggenti e le aveva poi lanciate sull’altro lato del letto. Avrebbe voluto rinfrescarsi un poco prima di lasciarsi andare sul letto. Invece non spense neanche la luce e chiuse gli occhi mentre si poggiava tutta sul fianco destro su quel lettone a due ante con un copriletto a righe grigie su campo rosso. Aveva subito notato i cuscini grandi e accoglienti. Ne prese uno e lo abbracciò forte mentre pensava al papà e al nonno. Strinse anche le gambe al petto. Tra le ultime cose che la accompagnarono nel sonno ci fu la paura. Quella che Amanda non le avrebbe dato la parte dell’eredità rubata da Alberto.
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 23:25. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com