Una delle mie tante esperienze col comunismo: la femminista in nero

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misterx78
00venerdì 21 agosto 2009 22:22
Qualche anno fa frequentai un corso informatico, uno dei tanti a dire il vero. Tra i colleghi del corso si distinguevano tre personaggi: due uomini e una donna accomunati da forti idee comuniste. Le loro idee non solo erano apertamente dichiarate. Ma erano motivo di continuo disagio all'interno del corso. Non solo per me. Persino per il personale del corso, docenti compresi.
I due ometti, di cui uno sindacalista, grandi lavoratori al comune, giravano con macchinoni forniti dal comune stesso e pagati dai contribuenti. Questo era un motivo di vanto. Perché loro si dichiaravano 'furbi'. Questi due non compravano mai un libro per il corso o un CD da masterizzare. No, no. Vade retro. Fotocopie. CD vergini provenienti dall'ufficio. Io mi chiedevo: ma come fa uno a farsi 500 fotocopie di un libro? Dove trova il tempo sul lavoro? E la carta? Ma tutto era spiegato gratuitamente da loro stessi nonché motivo di vanto: presa in ufficio e fotocopie in ufficio. Tanto non fanno nulla tutto il giorno... Stranamente, l'avrei dedotto anche se non si fossero vantanti di ciò. Ecco perché si lamentavano che loro lavoravano e gli altri no ed erano sempre stanchi...
Esperti totali derivanti dalla scuola sessantottina, conoscevano bene l'arte del copiaggio acuto, anche da palmare e non disdegnavano di rompere le scatolette al più bravo del corso, un certo misterx, nonostante le loro idee integraliste. E come ringraziamento utilizzavano i metodi del turpiloquio o del parlare alle spalle le cui risposte, da parte mie, erano il silenzio per il quieto vivere.
Mi ricordo poi della donna. Femminista convinta. Comunista da zoccolo duro. Eppure sempre vestita di nero... Il viso martoriato da milioni di espressioni di disagio e di rabbia. Di età indefinibile, proprio uno zuccherino non era...
Non mancava giorno che la dolce ragazza aprisse un dibattito acceso contro gli istruttori del corso o contro i programmatori o i docenti o i colleghi. Non era mai contenta. Non andavano bene gli orari. Non andavano bene le regole. E la luce era troppo debole. E il sole era troppo forte. E il gabinetto era troppo stretto per fumare. E il computer non parlava un linguaggio chiaro. Non andava bene niente. Da buona comunista tutto era lecito, tutto era dovuto, ma nessun dovere doveva essere applicato.
Quelli oberati dal lavoro, come il sottoscritto, non amano tanto lamentarsi spesso. Mentre i tre in questioni dicevano: "quest'anno mi tocca solo un mese di ferie".
Solo un mese? E chi l'ha mai visto un mese di ferie tutto insieme?
Oppure le discussioni sul razzismo. E' interessante scoprire, ma era per me l'ennesima conferma, che il vero razzista è sempre a sinistra. Non a parole, certo. Ma nei fatti. Il sindacalista era il primo che diceva alla femminista di farsi un giro di notte tra i marocchini carichi di armi bianche alla stazione oppure a Porta Palazzo, regno di spaccio e potere straniero in cui l'italiano è bandito.
E poi puzzano. Parola del comunista.
Lo stesso comunista, dolcissimo nei modi, abbracciava e coccolava una nostra collega di corso che aveva avuto dei problemi personali e quindi, da gran sensibile di sinistra, si sentiva di darle un appoggio psicologico. Peccato che poi, quando la stessa si allontanava per prendere il bus, non certo il macchinone del comunista, lo stesso cominciava con una sfilza lunghissima di epiteti, il cui più dolce era 'handicappata', ridendo con gli altri suoi amichetti, forse non proprio radical, di tutti gli eventuali difetti della stessa, del lavoro presunto in strada della madre morta della ragazza e ancora altri particolari che mi sfuggono perché mi ricordo solo che mi alzai da tavola(ho omesso di scrivere che eravano in pausa al bar) e me ne andai fermato dall'altro rosso e a cui risposi: "mi spiace, la falsità e l'ipocrisia non li sopporto proprio.".
Mi ricordo un particolare, tra i mille.
La dolce femminista fu affibbiata, in merito al fatto che era la peggiore del gruppo, in tutti i sensi, al sottoscritto, insieme ad una sua amica(quest'ultima, sposata, non disdegnava qualche bacio di nascosto con la comunista in nero). Naturalmente il più del lavoro era sulle mie spalle. "Io c'ho da fumare. Mica posso fare ste cose". Questa era la motivazione. Oppure che lei era stanca perché credeva nell'amore libero e aveva fatto l'amore con i suoi amici marocchini(chissà da dove veniva la roba...). Non amante della doccia, ma neanche del lavandino, spesso il lavoro nei sui pressi non era il top, dovendo subire anche le sue frasi: "sempre gentile con le donne, sempre vestito bene, voi di destra mi fate schifo".
Non contenta del massimo dei voti ricevuti più e più volte grazie al sottoscritto aveva anche il coraggio di alzarsi e commentare in modo negativo il lavoro da me svolto con un: "qui mancano delle virgole... qui il font non va bene" lamentandosi col programmatore che mi sorrideva solidale...

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