17/01/2008
Mi trovo in un luogo, all'aperto, con grande spazio. Il terreno è polveroso, marrone, secco. Sono sotto un tendone enorme, a metà tra il circo e la fiera. Ci sono bancarelle varie. Incontro mia madre che decide di farmi compagnia alla festa. C'è tantissima gente, dappertutto. Ma non conosco nessuno. Dalle vari bancarelle ogni gestore urla per attirare l'attenzione verso la propria attrazione. Chi vende caramelle, chi lo zucchero filato. In particolar modo, al centro del tendone, sul fondo, c'è una bancarella bianca, molto ampia, gestita da due persone grassocce, entrambe con pizzetto e baffi piuttosto folti e grandi. Di colore nero. I capelli corti ed arruffati. Ed indossano un camice bianco che ricorda quello dei macellai. Incomincia a scendere una leggera pioggia. La festa è finita. O quasi. Solo qualcuno quà e là. Il cielo si è ingrigito. I due gestori ci invitano a mangiare, gratis, le ultime riserve di cioccolato che escono dalle loro macchine distributrici. C'è anche del caffè, del tè e della cioccolata calda. Prendo vari bicchieri.
Ci incamminiamo verso il retro del tendone. Ci ritroviamo su un treno ed arriviamo, quasi istantaneamente, al mare. Ma il mare è, in realtà, proprio dietro al tendone di prima. C'è pioggia. La riva è brevissima, di pochi centimetri di una sabbia molle a causa della pioggia e perché, in parte, costituisce il bagnasciuga. Qualcuno si immerge in acqua. Anch'io mi faccio il bagno. Ma l'acqua non ha alcuna temperatura. Sott'acqua non si vede niente. E' tutto grigio, sporco forse a causa del vento che, agitando la superficie, solleva la sabbia dal fondo.
Ci si ritrova di colpo in un vecchio treno. Ma mia madre ne ha preso un altro. Allora le dico, non so proprio come, visto che sono già su un altro treno, di prendere quello dopo e di scendere ad Imperia che poi ci si vede là. Scendiamo entrambi là ma la stazione appare sempre con la stessa morfologia. Quella dietro al tendone. Infine prendiamo insieme un treno per casa.