L'ultima tentazione di Cristo

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)lullaby(
00giovedì 27 novembre 2008 07:09
di Martin Scorsese
"La doppia essenza di Cristo, il desiderio così umano, così soprannaturale, dell'uomo di arrivare fino a Dio... è sempre stato per me un mistero profondo e impenetrabile. Fin da quando ero giovane la mia angoscia dominante, sorgente di tutte le mie gioie e di tutte le mie amarezze, è stata la lotta incessante fra la carne e lo spirito... e la mia anima era il campo di battaglia sul quale questi due eserciti si affrontavano"
Nikos Kazantzakis - dal romanzo “L'ultima tentazione”.




"Questo film non è basato sui Vangeli. E' solo una riflessione fantastica sugli eterni conflitti dello spirito". Queste le parole che compaiono puntuali ad inizio pellicola per introdurci alla visione de "L'ultima tentazione di Cristo", sicuramente - al di là dell'ovvia importanza del tema trattato - uno dei prodotti più significativi mai realizzati da Martin Scorsese in connubio con il suo collaboratore storico, lo sceneggiatore e regista Paul Schrader. La succitata frase iniziale può venire in qualche modo intesa come un monito indirettamente rivolto ai cattolici più fieri e irremovibili che si accingono ad addentrarsi in questa scorsesiana rivisitazione evangelica, ma deve essere soprattutto identificata come un opportuno invito a predisporsi al contatto con una raffigurazione sicuramente meno canonica, ma sensata e rispettosa, della Persona di Gesù Cristo. Chiunque abbia mai pensato al Figlio di Dio 'semplicemente' come ad un uomo, non può non aver ipotizzato almeno una volta che Egli possa aver tenuto comportamenti in qualche maniera simili a quelli mostratici in questo film, che possa essere stato attraversato da pensieri prettamente "umani" che lo hanno fatto vacillare più di quanto si pensi comunemente. Cinematograficamente parlando, occorreva qualcuno che avesse il coraggio e le qualità per raccontare la vita di Cristo in maniera diversa, qualcuno che riuscisse a dire qualcosa a riguardo distanziandosi significativamente dal consueto, che decidesse di discostarsi parzialmente dai Vangeli per arricchire qualitativamente l'immaginario comune rispetto all'argomento. Il fatto che quel qualcuno porti il nome di Martin Scorsese, a pensarci bene, non è un caso.

"The Last Temptation of Christ", fondamentalmente, ripercorre le tappe prettamente bibliche della vita di Cristo, operando tuttavia un'indagine non tanto mirata ad analizzare particolari aspetti divinatori, quanto piuttosto a riflettere analiticamente su ciò che di 'terreno' ci fosse in Cristo stesso, sino ad arrivare al momento della crocifissione allorché Gesù, una volta accettato il massimo sacrificio, viene tentato dal pensiero di una vita tranquilla al fianco di Maria Maddalena.
E' proprio quest'ultima, quella dell'ultima tentazione "vissuta" da Cristo sulla croce, la parte migliore di questa pregevole pellicola, quella che sublima tutto il percorso preparatorio che la precede, rendendolo effettivamente più apprezzabile di quanto non appaia in prima istanza.
Il film, non poteva essere altrimenti, procede lentamente, con passo riflessivo e solenne sin dal principio, attraversando via via i molteplici eventi definitori, ma soffermandosi non tanto sulla straordinarietà del singolo episodio in sé, quanto piuttosto su come lo stesso accadimento possa aver influito sulla spiritualità e sulla psicologia di Gesù, la cui figura e relativa complessità ricoprono sempre un ruolo predominante, sia a livello tematico che scenico, rispetto alla grandezza e alla solennità delle Sue azioni.
Nonostante la lunga durata (2 ore e 35 minuti), non è opportuno dire che la visione divenga mai realmente faticosa: si passa in maniera piuttosto fluida da un evento all'altro, spesso senza che tale transizione venga chiaramente avvertita, così che l'insieme non perda di compattezza e resti coeso soprattutto per ciò che concerne l'atmosfera dominante.

La personalità registica di Scorsese è anche qui significativa. Il grande cineasta dirige in maniera apprezzabilmente oculata, e il suo stile si rivela del tutto consono ai toni del film. Una regia ottimamente dosata, in cui Scorsese fa come sempre un uso sapiente dei ralenti, che giungono di rado a fissare sulla pellicola inquadrature di grande effetto. Chi si aspetta fiumane di sangue e un'attenzione particolare ai dettagli più truculenti credo rimarrà abbastanza deluso, e farà bene a prediligere l'ultima fatica di Mel Gibson.
A dire il vero, tali aspettative sarebbero anche sensate viste e considerate le abitudini del regista, ma la realtà è che "L'ultima tentazione di Cristo" è un film diretto con molto tatto, un film in cui una scena con protagonista Gesù mentre fa l'amore con Maria Maddalena è quanto di più rispettoso e meno provocatorio si possa immaginare (checché ne dica la Chiesa Cristiana in tutte le sue vesti).
Ho scritto in precedenza che non è un caso se il film che, come nessun altro, si sofferma sulla conflittualità spirituale di Cristo porta la firma di Scorsese. Non è un caso perché il regista, oltre ad aver spesso toccato fugacemente l'argomento religioso, si è sempre interessato per i suoi lavori a figure gravate da conflitti interiori, in bilico sul filo di un equilibrio faticoso da mantenere e tormentate da pensieri profondamente deterioranti.
E' dunque naturale e per nulla blasfemo il fatto che Scorsese abbia deciso di pensare a Cristo innanzitutto come uomo, e su questa base abbia costruito questa rappresentazione, la sua riflessione.

Esauritasi anche l'ultima, illuminante inquadratura, si ha davvero l'impressione che gli autori siano riusciti nel loro intento, che siano stati in grado di donare a questo prodotto così delicato quella comunicatività che andavano perseguendo. Questo nonostante il film non possa dirsi in assoluto privo di difetti e dia l'impressione che avrebbe potuto essere ancora migliore. L'ambientazione scenica è complessivamente efficace ma a volte risulta non completamente credibile, forse per via della fotografia di Michael Ballhaus, che non mi è parsa sempre efficace nonostante vada dato atto al cinematographer di aver compiuto un lavoro più che buono in diversi frangenti scenici.
Altro punto dolente è Harvey Keitel nel ruolo di Giuda, che non riesce a piegare al personaggio la sua classica mimica da duro della strada.
Willem Dafoe è parsa invece una buona scelta per il ruolo di Gesù, anche se l'interpretazione più sentita e palpabile è probabilmente quella di una brava Barbara Hershey nei panni di Maria Maddalena. Menzione particolare per le musiche di Peter Gabriel, inusitate quanto trainanti nel sostenere le immagini attraverso ritmiche di grande originalità: sicuramente uno dei valori aggiunti di questa pellicola.

Una delle migliori regie di Martin Scorsese (nomination all'Oscar, per lui), un'opera i cui innumerevoli pregi compensano ampiamente i difetti, ma soprattutto un grande e significativo omaggio alla Cristianità.

)lullaby(
00giovedì 27 novembre 2008 07:11
misterx78
00mercoledì 3 dicembre 2008 01:08
E' un film che mi è sfuggito e non me lo posso perdonare. Per il momento mi sono visto due pezzi, proprio su Youtube.

Per il momento dico che si tratta di un film interessante ma, allo stesso tempo, trovo abbia qualcosa di inquietante.

Quel "mio dolce Gesù", recitato da un serpente a sonagli nero con una voce tanto suadente quanto depistante, mi ha evocato ricordi tristi, illusioni passate, dubbi profondi che a volte bussano dolorosi al cuore.

Naturalmente, prima di dare il mio giudizio sul film, una volta visto e tratto le mie conclusioni, non nego che mi sento vicino all'argomento in quanto una se non 'la' domanda, soprattutto in passato, che mi assillava, quando credevo in certe cose che riguardavano il mondo della religione e della fede, era proprio quella proposta da questo film: dentro di me c'è Dio o sono solo un animale? Evito di perdermi perché io sono puro o per paura di Dio?

Ora troverò il coraggio di andarmi a vedere gli altri pezzi...
misterx78
00martedì 16 dicembre 2008 01:30
Una volta lessi una storia, una sorta di favola/parabola, contenuta in un testo che faceva parte dei Vedanta.

La trovo molto attinente al film in questione.



La storia, che veniva narrata da un saggio ad un discepolo, recitava più o meno così:

'In un antico villaggio indù il giovane re e la giovane regina provavano ogni sera a fare nascere un nuovo principe.
Provarono per tante lune. E tante primavere passarono. Ma il giovane principe non arrivava.
Un giorno il giovane re si recò al tempio e dopo una lunga e profonda meditazione sentì la voce del signore Krisna.

"Giovane re. Tu sei forte e devoto e tu sai quanto mi sei caro per il bene che provi verso il tuo signore.
Perché mi chiedi quello che non è possibile?"

Il giovane re dopo qualche minuto di raccoglimento pregò il signore Krishna:
"Dolce e perfetto essere divino, in nome dell'amore che provo per te, il nome del mio cuore, ti supplico, fa che l'amore che provo per te attraverso l'ajna(l'anima) della mia amata sotto spoglie mortali porti i suoi frutti."

Il giovane principe non comprendeva che il suo cammino spirituale sarebbe stato intralciato e condizionato dall'arrivo di una nuova forma vivente nella sua vita.

Dopo molte altre lune anche il ventre della giovane regina cominciò a crescere. Il signore Krishna aveva ascoltato la preghiera del suo caro devoto.

Quando nacque il giovane principe tutti risero e cantarono i santi nomi(del signore). Furono portati oggetti preziosi, bevande e dolci anche dai paesi vicini. E tante volte fu nominato il nome del Signore.

Passarono vari giorni dopo la nascita del piccolo principe. Il re e la regina ebbero voglia di fare una passeggiata in un bosco per stare di nuovo un poco insieme senza il nuovo nato. Lasciarono il piccolo con le varie donne che si occuparono del latte da dargli e lo ricoprirono con sete e coperte pregiate per favorire il suo sonno.

Ma al ritorno tutti tacevano.

"Dov'è il giovane principe?", chiedeva il re senza che nessuno gli rispondesse.
"Dove si trova il mio bambino?", gemeva la giovane regina.

Il piccolino giaceva scuro in gola e in volto. Era morto soffocato nelle sue stesse coltri.

I due giovani sovrani piangevano e soffrivano. La giovane regina odiò il Signore per quello che le aveva dato e tolto ma, allo stesso tempo, lo implorò di non fargli subire quel dolore immane.

Il bambino di colpo cominciò a tossire. Sputò un sacco scuro sporco di liquido dalla bocca e fu subito preso tra le braccia della sua mamma.

Il re diventò scuro in volto. Prese tra le mani il sacco e lo fece ingoiare alla donna a cui era affidata il bambino perché ne sospettava il tentato omicidio.

Quindi tutti invidiavano il nuovo nato e quella inaspettata felicità.

Da quel momento in poi i due sovrani si dimenticarono le preghiere e le meditazioni. Furono presi dallo studio sul come proteggere il proprio bambino dai nemici e dagli invidiosi. Molte schiave furono passate al filo della spada. Molti parenti furono esiliati. Molte notti passate insonni o disturbate dal piccolo rumore che poteva presagire un attacco.

Il giovane principe cresceva. Studiava l'arco e gli strumenti musicali. Imparava la scrittura e sapeva leggere i testi sacri(i Veda).

Tante volte il giovane principe, ormai ventenne, cercò di uscire dalle mure fatte costruire dai due sovrani ormai anziani. Ma gli fu sempre impedito.
Un giorno, tuttavia, egli riuscì a scappare. Come fu fuori fu preso prigioniero dai parenti della sua vecchia balia che lo portano al centro della piazza del loro villaggio e lo torturano. Lo spogliarono nudo e gli sputarono addosso. Infine costruirono una pila molto alta e lo misero in cima in modo che il fuoco fosse visibile fino oltre le grandi mure del suo regno.

La regina aveva deciso proprio quel giorno di distrarsi col marito, anche se ormai vecchio, e lasciare un pò libero il principino, mentre loro passeggiavano nel bosco nei pressi delle mura.

L'odore del fumo, le urla della gente e il grande chiarore fece sussultare il cuore del vecchio re che, intuito il peggio, cadde a terra dopo che il suo cuore si fermò.

La vecchia donna non ebbe il tempo di aiutare il marito che notò le anziani donne del palazzo entrare nei vari piani per lanciare vesti e ori dalle finestre. Tutto era perduto! I mobili venivano rubati, la gente era in rivolta e tutti urlavano di gioia per il rogo del giovane principe!

L'anziana regina corse fuori dalle mure e si avvicinò al rogo. Alcuni soldati le puntarono le spade al collo ma lei implorò, pur essendo regina, di lasciarla andare da suo figlio.

Il giovane principe aveva appena cominciato ad urlare a causa del dolore che li provocavano le prime fiamme.

La madre disperata, si lanciò nel fuoco urlando: "figlio mio, figlio mio!".

E fu a quel punto che si rese conto di essere ancora di fronte al corpicino del piccolo principe morto soffocato nella propria culla.

Tutta una vita, vent'anni, i dolori della vecchiaia, tutto aveva vissuto. Ma per tutti gli altri erano passati pochi secondi.

Fermò la mano del marito con il sacchetto in mano e gli impedì di parlare male del Signore e del Suo volere. Disse che la morte del piccolo principe era relativa e faceva parte dell'illusione. Quel dolore per una falsa perdita era illusione.

In quel mentre il corpo del giovane principe si mosse nella culla.

"Ecco. Tu che gridavi figlio mio figlio mio a quale figlio ti riferivi? Dove sono i segni delle bruciature? Dove sono i soldati che ti si sono rivoltati?"

L'anima del Signore parlava attraverso quel giovane corpo che scomparse definitivamente alla vista e alle illusioni di una giovane coppia.

Per crescere il Signore aveva dato loro il dono dell'infertilità.

Ed accettandolo, conobbero il Signore.'.

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