Il pasto nudo

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)lullaby(
00martedì 27 gennaio 2009 13:43
In preda a allucinazioni (macchine per scrivere come schifosi coleotteri pantografati; striscianti ibridati esseri sessuati; alieni dell'Interzona che secernono droga lattiginosa dai peni), un aspirante scrittore (P. Weller), che fa il derattizzatore a New York, uccide la moglie drogata (J. Davis) per sbaglio, si rifugia a Tangeri dove s'immagina coinvolto in complotti architettati da mostruosi alieni. Liberamente ispirato dal primo, infilmabile (e per molti illeggibile) romanzo (1959) di William Burroughs (1914-97) con spunti presi da altri racconti e innesti biografici dello stesso scrittore, è un film sul mestiere (pericoloso) dello scrivere, sul nesso tra scrittura e delitto, sulla paura della donna castratrice e l'omosessualità, sul viaggio nei meandri mentali sotto l'influsso della droga. D. Cronenberg ha messo in immagini il mondo delirante di Burroughs con una rappresentazione dov'è caduta ogni barriera tra finzione e realtà, mescolando, sul filo di una livida ironia, fantascienza, romanzo gotico, racconto di spionaggio, parabola grottesca, satira politica. Prodotto dall'inglese Jerry Thomas. Bella colonna musicale di Howard Shore con interventi jazzistici del trio di Ornette Coleman, funzionale fotografia di Peter Suschitzky (Gli inseparabili), un'eccellente J. Davis nella doppia parte della moglie e di Joan Frost, alias Janet Bowles, sposa di Tom Frost, alias Paul Bowles (Il tè nel deserto), interpretato da I. Holm.

)lullaby(
00martedì 27 gennaio 2009 13:49
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