Buster Keaton fu uno dei mostri sacri del cinema muto a Hollywood, quella straordinaria stagione cinema statunitense tra il 1915 e il 1928, come Charlie Chaplin o Erich von Stroheim.
Il suo cinema fu ancora più un meccanismo perfetto di quello di Chaplin, con continui rovesciamenti di senso, all'insegna di un esercizio continuo della logica: gli oggetti cambiano di senso, le azioni semplici diventano complesse e quelle impossibili diventano facilissime, ciò che sembra innocuo diventa un pericolo e le avversità si rivelano aiuti impensati. Nei film di Keaton il mondo reale diventa astratto, surreale, tutto ciò che è sbagliato è anche giusto e viceversa. Per esempio ne Il maniscalco (1922) un'inquadratura da lontano sembra mostrarlo intento a lavorare al fuoco, mentre invece si sta cuocendo due uova al tegamino; in One Week una casa prefabbricata montata male diventa una giostra che ruota su sé stessa, ma alla fine gli abitanti scendono ringraziando per il giro. Il suo cinema, essendo basato sui giochi visivi, non resse la novità del sonoro.