Questo è un film! C'è tutto. Ci sono tutti. C'è ogni luogo. C'è l'ironia. C'è la disperazione. C'è la modernità. C'è la tradizione. C'è la storia e c'è la fantasia. Insomma, un movie universale perché tocca quello che hai dentro. Parla di te.
7 samurai. Uniti e mal pagati per vivere un'esperienza. Difendere un villaggio di contadini ottusi e vittime di continue razzie da parte dei banditi.
E' un pò la metafora della vita. Si combatte per salvaguardare poca roba. Quella che ti serve per sopravvivere. Ma da chi? Dai cattivi. Gente come te che muore come te e che vuole quel poco che hai.
7 persone. Che vivono la loro tragica avventura tra follia, risate e musi lunghi.
Cosa sarebbe la vita se dopo una tragedia non ci si rialzasse grazie a una bella risata che sminuisse il tutto? Anzi, la vita è proprio quella stupida risata fuori luogo e del tutto irrazionale.
7 personaggi.
C'è il saggio. Che sa di non sapere. E' stanco. E' arrivato. Ma continua a vivere. E' l'Ulisse dantesco della situazione.
C'è il giovane. L'allievo del saggio. Il giovane cerca l'amore, la spensieratezza. Si impegna ma è anche preda del sogno della vita. Alle sue affermazioni e domande gli altri samurai sorridono e gli vogliono bene. 'E' proprio un ragazzo', diranno, mentre l'allievo corre tra i prati...
C'è il bonaccione. Robusto, simpatico, uomo di vita. L'amico vero che tutti vorremmo.
C'è il folle. Un samurai che non è un samurai. Una vittima della vita. Uno senza meta. Uno per cui la guerra è un grande gioco dove prendere a calci i cattivi. E sfogare quello che si ha dentro.
C'è lo spadaccino che rincorre la perfezione. Il vero samurai.
Ci sono gli altri due. Eroi per caso. Eroi per forza.
In effetti si potrebbe anche sottotitolare i 5 samurai. Perché 5 sono quelli più caratterizzati.
Oppure i 3 samurai. 3 sono quelli attorno a cui roteano gli altri.
O, ancora, il samurai.
In primis identificandolo con il saggio. Colui che ha abbandonato la Via e ha continuato a crescere proprio grazie alla strada. Alla vita di tutti i giorni. Il saggio della storia mi ricorda, con azzardo, un pò lo Zeno di Svevo. Uno che mira verso un bersaglio. Sbaglia sempre obiettivo ma, sempre per sbaglio, ne centra un altro. Insomma uno che, nonostante i suoi numerosi errori e la consapevolezza di averli collezionati durante la vita, fa sempre la cosa giusta.
In secundis con il samurai in generale. Una figura simbolo del medioevo giapponese che arriva ad essere stanco di sé stesso. Stanco delle proprie regole. Che si trova imprigionato dalle proprie stesse idee dimenticando che, un pò come il cavaliere occidentale, in quel caso però completamente costruito dalla letteratura, di aiutare i più deboli. E diventa schivo. Fino a che la fame non gli apre gli occhi.
C'è la guerriglia. La strategia. La concretezza dei fatti. La guerra si fa con i mezzi a disposizione. E si vince con la testa. Poi, quando c'è da menare le mani, si butta fuori tutta la forza pura e la rabbia che si ha dentro... Ma la guerra è anche amicizia. Semplicità. Anzi: le più grandi alleanze tra uomini nascono in situazioni difficili. La vita, quella vera, come la guerra, ti fa capire quanto sia importante l'altro che ti copre le spalle. E lui comprende quanto importante è avere te che gliele copri.
Potrei parlare per ore di questo film. Ma mai potrei rendere la semplice grandezza di 7 uomini di mondo che agitano la spada difendendo un ideale consapevoli che non c'è. Forse lo fanno per riempire l'esistenza. Perché è necessario.
Una grande lezione di vita, una grande ironia, un capolavoro, un cult.
Il tocco unico ed inequivocabile del regista Akira Kurosawa. Il film è stato girato nel 1956 ed ambientato nel Giappone del 1588. Era il periodo del loro Far West. Niente regole se non la spada.
Questo è i 7 samurai. Da guardare e riguardare, ma tenendo le connessioni cerebrali impostate su on.
