La nonna cane

Su uno stranissimo balconcino sopraelevato che da su una stradina sterrata, c'è un tavolo di colore bianco intorno al quale sono seduti, oltre il sottoscritto, mio padre, mia nonna e un uomo che non conosco. Quest'ultimo è una persona obesa che indossa un'attillata maglietta bianca. E' senza capelli e cola sudore a più non posso. Parla, sbraita, si agita, ma non riesco a capire il senso delle sue parole. Sole le ultime riesco a cogliere: "... e da fastidio a tutti! E sporca pure!". Nel dire queste cose fa dei cenni verso mia nonna.

Mi giro verdo di lei e mi rendo conto che è... diventa un cane! Di quelli piccoli, grigi, bastardini. Indossa ancora il suo maglione di pura lana grigio, ma in versione miniatura. Solo la testa è rimasta umana, anche se anche quella in versione ridotta.

L'animale sta in piedi sulle due zampe posteriori mentre si appoggia, per aiutarsi nel mantenere il precario equilibrio, con il dorso su una gamba del tavolo.

Io, non so perché, cerco di scostare il cane che mi fa dei versi umani di sofferenza: "eehhh, ehhhh", come se mia nonna si stesse lamentando per la vecchiaia e i dolori che porta sempre con sè.